venerdì, marzo 24, 2006



Rimedi naturali

L'uso di medicinali naturali può aiutare molto l'atleta di SDC, evitandogli gli effetti collaterali dei farmaci di sintesi.

In particolare difendo l'uso della Propoli, fornitaci dalle meravigliose apette.

Se guardate da vicino una casetta delle api, l'arnia, vedrete proprio sulla "porta di ingresso" della resina di colore marrone: quella è PROPOLI. Volendo dare una definizione : la propoli è un'insieme di resine e gomme, raccolte dalle api sulle gemme apicali e sui tronchi di alcune piante, ma anche su alcune scorze, e ferite vegetali già incerottate o in via di esserlo dalle stesse piante e successivamente lavorata da alcune api con enzimi di particolari ghiandole e cera

mercoledì, marzo 22, 2006



Quote del giorno:
"La violenza del Vale Tudo? Io so' delle case popolari, lì ce menavamo morto de 'ppiù tutti li giorni a gratisse! Eppoi a me la scazzottata me piace."

Alessio 'Legionario' Sakara (campione UFC - Roma)

martedì, marzo 21, 2006

LOTTARE E' INDISPENSABILE



La Lotta è da millenni l'arte che concettualmente viene assimilata al combattere. Lo stesso termine che identifica le performances sportive di base, Atletica, in Greco significa : ciò che è della Lotta (Athlon).
Ogni combattente che seriamente sia interessato alla completezza, deve studiare gli stili di grappling, e cioè sia le arti/sport che insegnano a proiettare l'avversario sia quelle che formano il combattente per quanto riguarda le finalizzazioni (leve e strangolamenti).
L'esercizio del lottare è inserito nel DNA umano -basta osservare due bimbi che giocano o litigano- e sviluppa delle qualità fisiche e caratteriali con velocità e intensità senza pari nel novero delle AM. Inoltre la Lotta (sui generis) è la disciplina che insegna come evitare le situazioni più disastrose nel combattimento, quelle dove l'avversario ci domina con il suo peso/posizione dominante e quindi rappresenta un obbligo per qualsiasi serio ricercatore, anche per quelli più ideologicamente legati alle percussioni.
Il guerriero di ogni epoca era addestrato contemporaneamente nelle percussioni e nella Lotta, e questo schema conserva tutta la sua attualità (dimostrata dalle MMA), perciò non aggiungerò nessun altro commento.

lunedì, marzo 20, 2006




PERLE DI SAGGEZZA DAL MESTRE CARECA

"Il Jiu-Jitsu è amore e non violenza, ragazzi.."
(due atleti distrubano nel fattempo la lezione ciarlando)
"...AAAURGHHH!! Zittiiiiiiiii ..o vengo lì e vi faccio esplodere i gomiti!!"

venerdì, marzo 17, 2006



La realtà spirituale dell'Uomo

C'è un vecchio adagio che dice:
"Il bianco vuole conquistare il mondo, il cinese ne vuole essere il più ricco e l'indiano pensa solo a non ritornarci dopo morto".
Questa classificazione fa risaltare il giudizio di società altamente intrisa di spiritualità che si suol dare dell'India, paese che ha mantenuto le sue radici e la sua religione tradizionale (con tutti i suoi mille volti). L'India infatti non ha mai subito la totale disintegrazione del suo patrimonio culturale per mezzo di dottrine allogene, come per esempio è successo ai bianchi per opera del monoteismo ebraico e delle sue ipostasi materialiste (capitalismo, comunismo etc.).
In buona sostanza in India si mantiene ancora un sapere originale Indoeuropeo che altrove è stato ammazzato a furia di persecuzioni, sdradicamento di massa e gulag.
Riconosciuta al subcontinente la funzione di 'grande anima del mondo' in un epoca che nulla sa dello spirito, c'è da chiarire che essendo quella della trascendenza una materia troppo complessa, non si può che tremare di vergogna a soltanto tentare di accennarne in quattro righe buttate lì.
E' però certo che almeno si deve ribadire il fatto che l'Uomo NON è fatto di sole molecole e atomi, e che esistono in lui forze profonde a tutti i livelli, e soprattutto queste potenze esistono fuori di lui. Questo è il lascito della religione Indoeuropea tradizionale, ancora vivente in una sua forma locale proprio in India.
Valore, Onore, Verità non appartengono solo al dominio umano e soggettivo, ma sono il riflesso nel soggettivo di forze divine alquanto reali e tutt'altro che "ideali". Ecco perché la sapienza antica delle nostre genti guardava con orrore la natura menzognera e intrigante delle popolazioni semitiche, la vedeva come qualcosa di blasfemo oltre che di insopportabile e maligno.
Il Guerriero non è il soldato (o peggio che mai il bandito partigiano infrattato) e la sua definizione in tutte le sapienze antiche è: colui che combatte per la giustizia. Giustizia divina, concetto che racchiude anche la fedeltà a se stessi e alla propria natura interiore.
Insomma, si qualifica in noi una forza metafisica potentissima che ci spinge a fare quello che facciamo in palestra non solo - o non tanto- per gli aspetti mondani e convenzionali, ma anche e soprattutto perché un ricordo ineffabile di una certa essenza affiora dal notro subcosciente e ci sospinge verso pratiche che riflettono la nostra anima.
La nostra vera natura, in base alle possibilità che il nostro karma ci mette davanti, impone il ritrovare anche in questo mondo ultramaterialista e cafone certe pratiche che già abbiamo conosciuto in altre vite e che per noi sono necessarie. Scopo di ogni esistenza che voglia dirsi umana e non puramente bestiale è l'apprendimento, la conoscenza di se stessi e del senso spirituale di ognuno, e i marzialisti possono partire dal dato della loro passione atletica per iniziare una ricerca che volge alla radice della conoscenza stessa: usare la forza dell'amore per l'Arte come trampolino per la negazione dell'ideologista nichilista che ci circonda e per riscorprire la Via dello spirito.
Una cosa deve essere chiara al combattente moderno che, come i suoi antenati, cerca una luce dentro di sé: lo spirito esiste e nulla contanto i 'pareri' e le opinioni altrui, altrettanto quanto potrebbe contare la faziosa posizione di chi respingesse la realtà del Sole nel cielo; esso splende indifferente a chi crede in lui o meno.

giovedì, marzo 16, 2006


PERLE DI SAGGEZZA DAL MESTRE CARECA

"Il Jiu-Jitsu è come il sesso. Lo devi fare bene e lì sul momento, non ci sono scuse. Se fallisci la figuraccia non la cancelli coi bei discorsi fatti dopo"


Arti da combattimento?

Il concetto di arte marziale ha subito una transizione semantica, una mutazione del significato, e al giorno d'oggi si è adattato alla nostra società. Ciò perché dall'introduzione della armi da fuoco si verifica la condizione per la quale un borghese col fisico alla Maurizio Costanzo dotato di un revolver può annientare un guerriero professionista ma disarmato. Il concetto è dunque passato da 'insieme di principi e metodi che regolano la formazione di un membro della casta guerriera ai fini del combattimento' a: 'diversivo ludico-sportivo per borghesi spezzati nell'animo che non combatteranno mai'.

Insomma, le nobili arti di Marte sono per la stragrande maggioranza appannaggio di un variopinto popolo di tizi che, presi da fisime spirituali o da veri e propri complessi di inferiorità, si sono creati le loro arti PSEUDO-marziali. E' ovvio che una ristretta minoranza riesce sempre a trarre qualcosa di buono, di sano, anche da sistemi in sé inefficaci, ma ciò risulta ovvio quando i numeri di queste pseudo-arti sono notevoli; sarebbe come portare quale prova dell'efficacia in combattimento del Basket la capacità di fare qualche cazzottata decente di certi suoi esponenti professionali!

Le vere arti marziali, che esistono eccome, sono invece degli strumenti volti al fine di illuminare il praticante suoi suoi limiti, e perciò il confronto reale ne è parte integrale. Senza questo scalino si ritonfa nell'accademia, nella setta degli illuminati buzzoni, nei discendenti del Grandemaestrochesapevatuttolui etc. Gli obiettvi in pratica sono veramente all'opposto, e anche i tipi umani sono completamente differenti.

Il tipo marziale cerca un arte che sia uno stile di vita, con la quale far affiorare ( a prezzo di durissimi sforzi sul tatami/ring) una natura che già presenta i tratti del Guerriero e a tentoni -per via del pattume che sommerge tutto- passa a volte dolorosi lustri a cercare dei simili con cui condividere il cammino.
Il borghese dallo spirito annacquato sfarfalleggia tra le novelle consolatorie dei cd. discendenti di Lao Tze o Musashi, si riempie la bocca di paroloni altisonanti e si nasconde dietro il 'tocco della morte', le palle di energia e bellezze consimilari; però rimane sempre un vigliacco dentro e anche se – a volte- buona persona, è quello che al momento che ne avrà la possibilità ti tradirà per salvare se stesso.
Siamo qui al concetto romano di Fides, cioè la fedeltà ai propri valori e a sé, su cui ritorneremo, concetto che riassume tutte le differenze ontologiche tra il Guerriero -colui che ha natura di Marte ed è cementato nella Fides ai suoi Dèi e loro emanazioni (Patria, Famiglia, Camerati etc.) e il vaysha, l'uomo opportunista e vile che è privo di Fides.

Quindi la differenza nei due approcci in realtà denota l'apparire su questo piano denso della realtà di anime di tipo diverso, che hanno esigenze diverse e saranno diverse anche nel destino ultramondano.
Solo i Guerrieri entreranno nel Valhalla” (proverbio norreno)



Quote del giorno:
"Non è una questione di vincere o perdere..è una questione di vivere con orgoglio..a testa alta..da uomo "
Andrea "Pittbull"Baggio (Milano)

mercoledì, marzo 15, 2006



(qui a lato: il Moderatore Max)



Il Moderatore


C'era una volta, poco tempo fa, un forum telematico di Arti Marziali dove scrivevano tutta una serie di minus habens.
Ragazzini pustolosi, mezze seghe col cappuccio ninja , obesi nerd col tic delle arti da combattimento e via discorrendo; una lurida accozzaglia di incapaci piagnoni, sempre lesti a postare sul forum ma inabili a fare alcunché (poche le eccezioni, anche se notevoli), i classici coglioni dei forum insomma.
Nel tran-tran forummistico, tra i malati di mente del Wing Chun e i wanna-be-Samurai ciccioni della bassa padana, si stagliava possente la figura del Moderatore.
Possente per modo di dire... un ranocchio gay di nome Maximiliano, un ex-karateka inetto e bruciato dai colpi di bacino dei trans in servizio a Roma. Il classico fallito, vile fino allo sfinimento ma sempre pronto ad approfittare del suo miserevole potere per approfittarsi degli utenti.
Rintanato dietro la tastiera il Moderatore, classica checca isterica, sfogava la sua boria di marzialista fallito (rivelando in ciò anche la sua anima sadomaso) affibbiando paternali e sanzioni ingiuste ai pochi utenti che tentavano di portare argomenti serii, tra i quali il sottoscritto.
Nel suo delirio di onnipotenza, o per meglio dire di impotenza, questo squallido morto di fame riproduceva in sé tutto ciò che di orrendo c'è nelle arti marziale italiane oggi: ignoranza, arretratezza, pigrizia, stupidità. Coi suoi compari del forum, tutti ma proprio tutti agli antipodi di ogni marzialità, si divertiva a sbrodolare imbecillità su arti che non aveva mai praticato, solo per il gusto di farsi ascoltare una volta nella vita, possibilità a lui altrove preclusa.
Avvenne però che un bel giorno il Moderatore si appartò con 2 marocchini per farsi sodomizzare, ma il suo ano sfibrato dai troppi amplessi contro natura cedette, e il disgraziatissimo Moderatore finì così la sua inutile esistenza, morto dissanguato tra la monnezza di un campo nomadi alla periferia della Capitale.
Che Il Diavolo lo tenga di conto, ci vien da dire, quella immane schifezza d'omo..

martedì, marzo 14, 2006





IL CONCETTO DI MIXED MARTIAL ARTS o COMBATTIMENTO TOTALE

In lingua inglese, con il termine ‘arti marziali miste’ si va a identificare non tanto uno stile o un insieme di stili, quanto una mentalità.
Per spiegare l’origine di questa nuova visione delle arti da combattimento si deve montare sulla macchina del tempo e scendere a Olimpia sette secoli prima di Cristo.Nello stadio che accoglieva i sacri agoni noi temponauti vediamo insieme all’Atletica e alla Lotta anche il Pugilato e una gara di combattimento dove i due atleti si affrontano praticamente senza esclusione di colpi (se si escludono morsi e ditate negli occhi): il Pancrazio.Questa era considerata la specialità più dure dei Giochi e consisteva nell’unione di tutti i tipi di percussioni e azioni di Lotta. Millenni di sperimentazione, diffusa dall’Impero Romano su tutto il bacino del Mediterraneo, portarono i contemporanei a considerare questa arte come oramai matura, stabilizzata. Dunque, nella ‘genetica’ del combattente occidentale è sepolta questa concezione ultracompleta del combattimento, in un vorticoso alternarsi di prese, pugni, leve e colpi d’ogni genere, l’arte marziale globale. Ora, per i nostri antenati era ovvio considerare il Pancrazio come l’arte regina, inseparabile dalle sue componenti specialistiche: Pugilatus, Pigmakìa (o arte del percuotere con ogni estremità), Orthepale (arte del proiettare) e Pale (lotta di sottomissione). La specializzazione e la sintesi viaggiavano su binari distinti ma comunicanti, e le arti di Marte fiorirono.

Migliaia di anni dopo, e cioè negli anni ’90 del 1900, il bisogno degli appassionati di scoprire se le molte e diverse arti marziali orientali e occidentali diffuse in Occidente avessero un senso, portò degli imprenditori USA a lanciare una formula di torneo a inviti dove mettere davanti l’uno all’altro i vari stilisti, con minime limitazioni. La super-specializzazione dei vari metodi incuriosiva i marzialisti e tutti si chiedevano quale tra tanti sistemi fosse il più efficace. La moda delle arti marziali era scoppiata da noi a meta degli anni ’70, portando alla ribalta le arti orientali e relegando al ruolo di semplici sport il Pugilato e la Lotta, scevri d’un certo misticismo e scopi educativi che si presumeva le scuole dell’area cino-giapponese conservassero.
Le arti orientali, dense di tecniche spettacolari di calcio, venivano accreditate della massima possibilità di successo ma il risultato fu ben diverso. Si capì sin dall’inizio che i cosiddetti grapplers, cioè lottatori in grado di far perdere l’avversario per abbandono, avevano partita facile e in particolare stordente fu il successo del Brazilian Jiu-Jitsu. Lottare al suolo, una tattica quasi dimenticata, risultava l’arma in più, quella determinante.

Ciò che seguì fu un decennio di evoluzione nelle arti marziali, e come tanto tempo prima a Olimpia, i combattenti più forti apparvero essere quelli che si erano dati a unire la preparazione nelle percussioni a quella delle arti lottatorie. Match dopo match, torneo dopo torneo, gli allenatori più occhiuti si resero conto che l’anatomia umana non era poi così distante da quella degli antichi greci e che quindi certe costanti si ripresentavano, c’era bisogno insomma della sintesi (combattimento senza quasi regole) da comporre tramite le singole parti. Insomma, nessuna arte può ritenersi autosufficiente, visto che l’atleta vincente ha bisogno sia del metodo completo che delle sue parti specialistiche lavorate in autonomia.L’epicentro di questa rivoluzione è il Brasile, paese di combattenti eclettici e di gente pratica, che ha saputo rompere vetrificazioni stilistiche deleterie in virtù della sperimentazione sul campo: meno chiacchiere (e cinture, gradi, titoli etc.) e più botte!

Lo stadio attuale del panorama marziale vede contrapposti i conservatori, attaccati alle differenze esteriori, e i modernizzatori che in realtà dovremmo chiamare reazionari, tanto indietro nel tempo affonda la radice del loro modo di allenare i propri pupilli. Il concetto di ‘mixed’ infatti non deve trarre in inganno. Non si tratta per nulla di fare un minestrone maleodorante dei più diversi stili ma al contrario scremare ciò che è inutile senza sentimentalismi e ricercare la verità senza far affidamento a denominazioni e schemi preconcetti, stando cioè con le orecchie bene aperte e il pensiero sereno. La minima dimensione regolamentare fa sì infatti che il moderno Vale Tudo rappresenti nella pratica quanto di più simile esista allo scontro reale uno a uno, dunque lascia aperte le porte alla sperimentazione di qualunque tecnica o stile, evitando così un registro troppo stringente e lasciando capacità d’espressione a uomini d’ogni taglia e provenienza culturale. Apporti benèfici possono avvenire dalle discipline più strane e questo fa sì che nel concetto di ‘mixed’ vada a entrare anche quello di ‘open mind’ perché la verità assoluta non può essere posseduta da nessun singolo metodo.

Il Vale Tudo (cioè: vale tutto in portoghese) è al giorno d’oggi divenuto uno sport, molti miti sono stati infranti e le centinaia d’incontri che si svolgono in tutto il mondo hanno portato a considerare valide le stesse metodiche settoriali di Olimpia. I moderni free fighters debbono infatti creare la loro capacità operativa nell’evento di combattimento globale (come lo era il Pancrazio) tramite 4 differenti arti specializzate, esattamente come allora, e cioè: Pugilato (arti superiori), Muay Thai (percussioni con calci, ginocchia etc.), Lotta Libera (proiezioni), Brazilian Jiu-Jistu (lotta al suolo). E’ chiaro che il Pancrazio ebbe millenni per svilupparsi e che invece il Vale Tudo, nato in una società completamente diversa, è solo un fenomeno recente e in evoluzione, ma le esigenze sono le medesime perciò non resta che godersi lo spettacolo e praticare.














Il Guerriero della pastasciutta

Ecchime qua, in bella formetta a fine gennaio per il campionato europeo (occhio che il tattoo all'epoca era ancora a metà..), a testimoninaza che gli over 35 si fanno il sederino con gli allenamenti e la dieta.
Nota per i buffoni delle arti marziali 'tradizionali': i guerrieri si sono sempre allenati tutta la vita e usualmente guerreggiavano anche in tarda età, con la speranza di finire la vitaccia sul campo di battaglia e non attaccati al catetere in ospedale. A 40 si menano i giovani se si è allenati, e pure a 50, anche se l'obiettivo non è quello (non sogniamo); l'idea è dare il meglio di sé tutti i cavolo di giorni dell'anno, fregandosene se i panzuti buffoni imborghesiti si raccontano le fole sulle arti 'spirituali' dove non si suda mai.
Il soprannome pastiero me lo diede anni or sono una fanciulla, o per peggio dire una befana, che non sopportando la mia naturale disposizione per certi valori, escogitò questa bella idea che invece di moritficarmi mi inorgoglì.
Essì, in primis perché un'offesa da cotanta cessa vale un complimento, e poi perché la pastasciutta nazionale è buona assai e vale la sua difesa ad oltranza.
Inoltre, sentire che una pacifista, vegetariana, acida e di sinistra mi vedeva come il fumo negli occhi mi valse come una verifica del lavoro bene svolto.
Il Guerriero -o l'aspirante tale- non è solo Giulio Cesare o il divino Alessandro, lo furono anche i più umili dei loro soldati, persino il cuoco della Legione. Quello che conta sono i valori, lo sforzo e il desiderio di lottare sempre per la difesa della propria gente e della propria dignità, facendo il proprio dovere a seconda delle possibilità individuali e delle circostanze. Ad ammazzare sono buoni tutti, farlo per una giusta causa, magari persa in partenza, solo un guerriero può.
Guerrieri si nasce E si diventa, ci vogliono entrambi i requisiti. Quindi, se è vero che un bassotto non farà mai il mazzo a un rottweiler, è altrettanto vero che se il rott lo cresci male da qualche labrador incarognito dalla vita ne potrà buscare.
A me interessa affermare i miei di valori, quelli eterni: onore, rispetto, coraggio,verità sempre.
Chi non è daccordo e preferisce rimanere nella sua vita da borghese vigliacco se ne vada tranquillamente, e con il mio miglior augurio, a morì amm....!
"Sopra a tutti gli altri stanno i Nobili guerrieri" (Uphanisad)



Ecco un personaggio che le arti marziali potrebbe insegnarle a tanti: Bukan.

Velocissimo, attacca alto per colpire basso e viceversa; non oppone mai forza alla forza ma usa il peso e un leveraggio superiore per sopraffare l'avversario. Quasi impossibile deposizionarlo e prendergli la schiena.

A differenza di molti, che ululano a distanza ma davanti fanno pippa, lui colpisce sempre e non si tira indietro mai: Cintura Nera.

Ogni inizio di un diario, e maggior ragione di uno pubblico, è di solito banale e imbarazzante per chi lo tiene.

Le parole sempre le stesse, enunciati sentiti mille volte, prese di posizione stantie come il pane vecchio di tre settimane e altrettanto indigeste.

Uffa, non mi va di fare lo stesso, però..
..da qualche parte bisognerà pur partire.

Io avevo sempre irriso i fanatici dei blog, non capivo che cavolo c'avessero da dire al mondo e mi domandavo se non avrebbero fatto meglio a non alluvionarci con le loro cavolate.
Mi sbagliavo.
Infatti erroneamente criticavo lo strumento e non i suoi utilizzatori, sui quali in linea di massima c'è solo da sputarci sopra. Ma lo strumento invece, gratuito e accessibile a tutti come sono 'sti blog (uuurghh..che parola orrida però..), è utile. E solo i cretini non cambiano idea quando capiscono l'errore.

Perciò avanti!
Questo diario internettiano serve innazitutto a parlare di Team Centurion, a diffondere le mie idee sul combattimento e le cd. arti marziali, ma non solo.
Lo utilizzerò in maniera assai politically incorrect per mandare affantasca tutta una serie di imbecilli e sciacalli che infestano il mondo delle AM, sbugiardandoli e facendomi du'risate su di loro con quei quattro gatti che faranno la stupidata di venire a leggere qui.

Ai miei amici veri, ai miei fratelli del BJJ va un grande abraço; agli invidiosi, ai codardi senza testicoli del 'nostro ambiente' una sonora pernacchia.

Comincerò con questa frase:
"Everyone's undefeated untill they lose once"
Matt Hughes (campione dell'UFC)