lunedì, agosto 31, 2009


QUANDO IL TRADIZIONALISMO UCCIDE
LA TRADIZIONE E L'EFFICACIA
Riflessioni di un (ormai ex) judoka
Di Pavel Vavilin

Come ogni anno stiamo in spiaggia con i nostri figli.
Come ogni anno ci divertiamo a lottare nell’acqua.
Io e il mio amico Andrey. Come ogni anno usciamo dall’acqua stanchi e contenti. E riprendiamo a lottare sulla spiaggia. La gente ci guarda. Qualcuno annuisce riconoscendo lo stile di combattimento. Qualcuno commenta. Qualcuno fa delle smorfie. Noi continuiamo a lottare.
Andrey adesso vive nell’altra città. A 500 chilometri da me. Non fa più Sambo. Segue un gruppo guidato da un carissimo amico judoka.Ogni volta che ci incontriamo riprendiamo a lottare. Ci confrontiamo, giochiamo. A casa, nel parco, sulla materassina. Ogni pretesto è buono. Mi fido molto del suo allenatore di judo. So di aver passato il mio amico nelle mani buone.
Prima di andare via dalla spiaggia ci guardiamo in faccia. Ci alziamo. E senza dire una parola ci prepariamo per l’ultimo combattimento. Ci stringiamo le mani. Faccio il bastardo, io. Con la mano ancora in saluto vado giu’. Faccio un double leg pauroso. Lo stacco, faccio campana e lo proietto nell’acqua. Tutto con una capriola spettacolare. Ridiamo a tutta voce. Siamo contenti tutti e due. Abbiamo soddisfatto la nostra perenne voglia di combattimento, di confronto. Siamo due amanti di lotta. Di lotta in genere. Non di uno stile (se anche abbiamo delle preferenze personali).
Mi ricordo che qualche giorno prima della sua definitiva partenza per l’altra città discutevamo sui suoi futuri allenamenti. Eravamo sicuri che judo gli permetterà ad avere un altro sguardo, nuovo, diverso sul combattere. Arrichirà il bagaglio, aprirà nuovi orizzonti. Tanti sambisti sono stati pure dei grandi judoka. E lo sono tuttora. Avevamo dei grandi piani insomma.
Ed invece… Mi chiama e dice “Ma lo sai che non si può più prendere i pantaloni nel judo?”… Rimango sorpreso… Mi richiama e dice “Ma lo sai che non ci sono più le leve fino all’eta’ di 17 anni?”. Rimango stupefatto… E di nuovo… E di nuovo…
Ho avuto occasione di combattere ai livelli abbastanza buoni nel judo. Grazie alla multietnicità della nostra patria, URSS, avevamo nelle gare ragazzi delle radici slavi, caucasici, asiatici. Tutti con i propri stili di lotta, con il background delle lotte nazionali, con le metodologie di preparazione diversissime. E tutti sentivamo la ricchezza delle nostre tecniche nazionali nelle gare.Affrontavi un georgiano e aspettavi i kata-guruma e obi-goshi. Affrontavi uno di Mosca e ti “beccavi”delle spazzate. E cosi via… Nessuno si faceva delle domande sulla fantomatica purezza del judo. Perchè prima di essere judoka eravamo dei lottatori. Tutte le tecniche avevano un fine: arrivare alla vittoria. Per cui la scaltrezza, l’inventiva, il “rubare” delle tecniche era la condizione di crescita. E quindi la condizione della vittoria. Imparavamo a fare le leve da piccoli. Soffocavamo ancora nelle elementari. Proiettavamo in tutti i modi possibili ed immaginabili. Rimanevamo agli allenamenti degli adulti per guardare le loro tecniche, per provarle poi al primo allenamento dei bambini.Pensate che i nostri allenatori lo vietavano? No.Anzi, ci stuzzicavano, provocavano.Era la nostra vita. Vincere. Imparare e vincere. Lottare. Tutto aveva questo come scopo. Facevamo paura alle gare internazionali. Perchè già avevamo un bagaglio grande. Già sapevamo muoverci. Eravamo in grado di impostare la nostra lotta.
Credo che proprio questo, cioè l’irrompere dei sovietici nel mondo del judo ha peggiorato le cose. Per primi i giapponesi hanno cominciato a venire in URSS e filmare gli allenamenti dei sambisti e judoka. Poi tutto il mondo ha cominciato ad apprendere che non sono i canoni che vincono. Ci sono i lottatori che creano la propria vittoria. Le loro tecniche. Il loro impegno. La loro astuzia.Il judo ha cominciato ad avere le tante facce nazionali. (In verità lo hanno mostrato per primi gli olandesi negli anni 50-60, ma nessuno è riuscito a capire che non erano loro che hanno imparato bene il judo giapponese, ma erano i giapponesi che non potevano fare niente contro gli europei di due metri di altezza con il loro poderoso uchimata). Allora (forse per difesa, o per paura di perdere i nuovi allievi) il judo ha proclamato la sua “purificazione”. Il judo ha cominciato ad eliminare le tecnice, aggiustare i regolamenti, cambiare i disegni del tatami… Iniziato con kawatsu-gake (conosciuto come “la vite” negli altri stili) dichiarandolo pericoloso. Io non ho visto nessun piede rotto con questa tecnica nel sambo e nemmeno nella lotta.
Poi hanno cominciato a limitare l’uso delle tecniche legato all’età del combattente. E così via… L’ultima notizia di questi giorni e la dichiarazione della IJF che nei mondiali juniores ad Athene saranno adottate le regole che vietano le prese sotto la cintura. La motivazione e che judo sempre più spesso presente le tecniche di sambo e di lotta. “We don´t want our sport to be mixed with other martial arts. Judo is judo, and all IJF wants is to come back to the true judo”, explains the Head of the Refereeing Commission, Mr. Juan Carlos Barcos. Juan Carlos Barcos, il capo della commissione arbitrale dice che non vuole che il judo si mischi con altri arti marziali. Vuole tornare al judo vero.
Mi chiedo che cosa sia il judo vero? Non è forse una raccolta di tecniche più efficaci???
Mi sembra che Kano ha avuto proprio questo come criterio per la scelta delle tecniche da ju-jitsu. Forse mi sbaglio. Forse solo io ho voglia di combattere per vincere e non per mostrare che sono judoka D.O.C.G.?Idea! Potrei fare dei kata per mostrarlo! Peccato che il kata-guruma che sta nel primo kata è diventato una tecnica vietata…Oppure judo è solo educazione? Attraverso le tecniche, ginnastiche, auto-formazione? Ma cosa sta a fare nelle Olimpiadi, allora????
Cosa devo fare per fare judo?
La risposta mia, molto personale, molto vissuta è questa. Sono un lottatore. Io lotto. Non devo mostrare a nessuno quanto sono "puro". Lotto per vincere. Puo’ cambiare il regolamento ma non la mia voglia di vittoria. Questo è l’unico criterio per fare judo, sambo, bjj, grappling. Intanto sono diventato “ex” judoka-purista e continuo ad essere un lottatore.

Pavel Vavilin-“Sambo Roma”- allenatore di Sambo

P.S.: E il kata-guruma, come lo insegno io (alla georgiana) I miei allievi lo fanno anche senza prendere una gamba

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