venerdì, aprile 01, 2011


ALLA RICERCA DEL JIU JITSU PERDUTO


Che cos'ha il Jiu Jitsu contemporaneo che non aveva 50 o 70 anni fa, e cosa NON ha? Cos'abbiamo acquistato per strada e cos'abbiamo perso?

Il nostro BJJ è in movimento, acquista velocemente spazio e adeptato, si diffonde a macchia d'olio. Criteri sempre più scientifici di preparazione fisica emergono tra gli agonisti di punta, sofisticazione strategica e nuove soluzioni tecniche pure. Lo sbocco nelle MMA per chi se la sente e ne è capace dà la possibilità a qualche verace campione di fare lo sportivo di mestiere, e qualche sponsoruccio esile esile si comincia a vedere anche nell'amatorialità. Bruscolini rispetto ad altri sport pure minori, ma qualcosa. Si parla insomma di un fenomeno planetario, con tutto quel che ne consegue.

Nell'era di internet in tasca, dell'informazione ubiqua e della grande disponibilità di materiale umano, cosa abbiamo in meno rispetto ai tempi eroici delle solitarie accademie in Rio de Janeiro e dintorni? Uno spirito annacquato forse?

Certo, oggi la mole economica e umana mossa dal movimento mondiale e MILIONI di volte quella dei tempi di Helio&c., e non starò certo a fare il nostalgico imbecille dei 'mitici tempi d'oro': i campioni di oggi, superfisicati e iperforti piglierebbero i duri dell'epoca e li sbatterebbero di qua e di là come il canguro con Gatto Silvestro, l'ho puntualizzato tante volte. Nonostante ciò si è subita una certa "orizzontalizzazione" della cosa e il mito del samurai in kimono bianco è svanito, insieme alla tempra mistica di alcuni personaggi che del Jiu Jitsu avevano fatto una scelta di vita totalizzante. Sta gente non aveva i bicipiti e l'emoglobina dei cage fighter di oggi, è vero, ma avevano dei testicoli smisurati e un'etica dell'arte che gli attuali lutadores manco si sognano, anche questo è un fatto.

Pensiamo al riverito padre Carlos Gracie Sr., un ometto col fisico da imbianchino, che andava a nuotare dove cacciano i caimani per testare il proprio self control e che metteva i soldi in palio sul giornale picchiandosi con dei bruti dotati di ossa tipo rinoceronti, oppure al fratellino Helio riformato alla naja che si mazzolava con il campione mondiale di Wrestling pesi massimi, ma anche allo stesso Rickson che si è trovato davanti uomini esperti e il doppio di lui quale Zulu in match senza limiti di tempo né praticamente regole. Erano dei veri guerrieri, e paragone dei moderni jitsuka esprimevano un'aura mistica oggi assente.

Sembra un fatto ricorrente nella storia che un fenomeno nuovo si possa affermare ed entrare nella vita delle gente comune solo grazie alla sofferta entrata sul palcoscenico mediatico di pochi pionieri, i quali danno vita a una nouvelle vague a prezzo di immensi sacrifici e solo tramite una dedizione assoluta alla loro "cosa". Pochi testardi sfondano il muro d'indifferenza a capocciate e sulla loro scia si posizionano i primi appassionati. Senza Helio niente Royce, senza Royce nessuno di noi starebbe facendo Jiu Jitsu o MMA e io sarei probabilmente a scrivere di qualche cavolata priva di valore.

In maniera un po' ingenua forse io mi prefiggo di tramandare un Jiu Jitsu dinamico e iperaggiornato sì, ma anche non dimentico delle proprie origini e fondamenta tecniche, una pianta dalla fronde ampie ma dalle radici profonde kilometri. Per quanto possa sembrare divertente a certuni come concetto, per me il Jiu Jitsu NON è solo uno sport ma bensì un'arte a tutto tondo e che merita un rispetto enorme, un gioiello preziosissimo da difendere, un metodo meraviglioso per trasformare in meglio la vita umana e per il quale -ma non mi travisate- vale la pena anche soffrire un po'. Oh, lungi da me l'atteggiamento lacrimevole: il Jiu Jitsu è divertimento, è amicizia e soddisfazione agonistica, anche.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

"i campioni di oggi, superfisicati e iperforti piglierebbero i duri dell'epoca e li sbatterebbero di qua e di là come il canguro con Gatto Silvestro, l'ho puntualizzato tante volte."
Non ne sono affatto convinto e penso l'opposto. Credo che nessun lottatore olimpico di greco romana oggi resisterebbe ad un incontro della durata di 10 ore così come fecero nel 1912 il finlandese Asikainen e l'estone klein, interrotti poi dagli arbitri; nè un pugile moderno potrebbe prendere parte ad un incontro di boxe della durata di 111 riprese così come fecero in USA Burke e Bowen nel 1893. La stessa cosa possiamo pensare dei praticanti di combattimento libero che ieri combattevano ore e ore per fame e non si sottraevano ai duelli misti (es. vedi il karateka Masutastu Oyama, il sambista Kharlampiev etc). Non per hobby o per sport, ma per fame. Qualcosa che gli attuali combattenti non hanno.

Mario Puccioni ha detto...

La frase si riferisce al Jiu Jitsu, anonimo. Su questa modalità non ho nessun dubbio, il resto sono discorsi interessanti ma privi di vero spessore a parte la nostalgia.