giovedì, giugno 30, 2011


IL JIU JITSU E LA RICERCA DEL LIMITE


"Il Jiu Jitsu come Sport da Combattimento ti insegna a vincere,

l'Arte Marziale ti insegna a non perdere"

(M° Federico Tisi)


Come molti di voi sanno, ché gli ho stressato l'anima nel ripeterlo, sono nel settore arti "marziali" da circa 25 anni. Per parecchio tempo mi sono procurato il da vivere come buttafuori, operatore di sicurezza e anche guardia del corpo professionista. Oltre a insegnare BJJ faccio l'arbitro di MMA e per diletto gironzolo tra le palestre di mezzo mondo a curiosare e farmi picchiare.

Passando io la maggior parte della mia giornata tra bilancieri e materassine, ho modo di osservare una varia umanità che si approccia all'esercizio fisico nelle sue mulisfaccettate varianti: dalla zia Pina che vuole perdere la buzzetta al pro di MMA che si prepara per l'UFC.

Per prima cosa bisogna tracciare una netta linea di demarcazione tra marzialisti (non quelli fossili però) e gli altri, di qualunque genere, compresi gli atleti cyborg di sport durissimi tipo Rugby o Triathlon. Per quanto quest'ultimi spesso siano più e meglio allenati dei combattenti, non c'è proprio da far paragoni, son cose diverse. Anche il più duro e ammirevole mediano di mischia del mondo si allena con uno spirito differente da un qualsiasi pugile o jitsuka, perlomeno parlando di amatori, che il professionismo appiana tutto&tutti.

La differenza sta nell'intento che anima il serio praticante di entrambi gli 'schieramenti' e di quell' energia divina che gli giunge se vita la sua profonda adesione alla mentalità sportiva tout court e invece si rivolge alla Via di Marte. I giapponesi dicono che un vero lottatore non lo distingui dalla tecnica o dalla prestanza bensì dal kokoro, dal suo cuore. Una diversa e ben più profonda motivazione seleziona individui diversi che sulla strada ottengono una profondissima, radicale riorganizzazione in meglio della psiche e dello spirito prima che del corpo. A obiettivi diversi fini diversi e risultati diversi, è matematico.

Allenarsi per combattere non è un gioco come il Rugby, sport meraviglioso e altamente educativo nonché pregno di fair play. L'arte di Marte è UN'ALTRA COSA, attiene a diverse categorie dell'anima, e non è razzismo ma chiarezza. Non si 'gioca' alla lotta. Attivare certe capacità latenti dell'essere umano è lo scopo delle nostre discipline, la cui applicazione sportiva benché essenziale è strumentale a ciò, è un test, una prova pratica di abilità acquisite altrove e non il fine in sé.

In ogni uomo e financo ogni creatura vivente esiste una modalità di combattimento, essa è consustanziale alla vita stessa che è affermazione del più forte e abile a sopravvivere. Scavare nei meandri della distorsione creata dalla finta-civiltà moderna e scrostare dalle incrostazioni di secoli di martellante assoggettamento psichico, permette al serio e dedicato praticante di andare a vedere il bluff, di lavare i panni nell'Arno della verità e far almeno un po' luce su tutta quella immensa mole di cazzate che ciascuno di noi si auto-racconta nel delirio di false personalità affollate nella nostra testolina. L'arte funzionale o arte veramente marziale, quella dove si combatte e quindi si incontra se stessi sul quadrato, è niente popò di meno che un sofisticato strumento derivato da antiche civiltà per la gestione e miglioramento integrale della persona, e suo inserimento positivo all'interno del corpo sociale.

Il Jiu Jitsu - e anche le arti sorelle- salva le persone. Io ho visto centinaia di volte questo miracolo accadere sotto i miei occhi.

Questa incredibile ed essenziale scienza del miglioramento umano è ovviamente avversata in tutte le maniere dal Potere. Ogni occasione è buona per i cani da guardia dei massemedia pur d'insozzare e dileggiare certe attività, che sanno essere MOLTO invise al loro Padrone. Noi lottatori disillusi lo sappiamo benissimo e avanziamo tra le mille trappole che il Regime ci mette in mezzo pur di portare avanti la nostra visione del mondo e dell'attività sportiva. Per me e per altri insegnanti di Jiu Jitsu esso certo NON è uno sport ma un'arte a tutto tondo, l'ho ripetuto e chiarito. E' un arte nobile e virile, presso la quale il confronto è parte essenziale della sua natura di via luminosa all'ampliamento della coscienza (NB: l'opposto delle arti fossili che sono ahrimaniche e quindi oscurantiste).

E' bene essere chiari: fare un pochino di rolling ogni tanto non che renda er Myamoto Musashi de li poveri, e nemmeno l'aver collezionato cinturine colorate con maestri passabili. NON E' questo, no! La differenza sta lì dentro la cassa toracica, in quella pompa sanguigna che ti tiene vivo, e in quelle appendici ghiandolari strette nello scroto. Lo strumento è divino, ok, ma poi sta a te, ciccio, usarlo a fini evolutivi oppure solo per passare il tempo o gonfiare a dismisura il tuo ego orizzontale. Così come si potrebbe utilizzare l'Eneide come carta da camino, è possibile depauperare un'arte celestiale e benefica a fini terrestri o peggio subterranei, non è colpa della disciplina ma del suo pessimo praticante o magari peggio.

Ribadiamolo come da mio sito:

Il Brazilian Jiu-Jitsu va visto come un validissimo strumento di evoluzione personale.:


1) una disciplina divertente, tramite la quale socializzare in un ambiente sano e amichevole
2) un metodo di cultura del corpo, con il quale ottenere una perfetta forma fisica senza noia
3) uno sport agonistico accessibile a tutti, dove si gareggia a
contatto pieno ma senza colpi in faccia
4) un metodo che insegna delle basi utili nella difesa personale
5) una base imprescindibile per le MMA
6) un'Arte a tutto tondo- intesa a sviluppare la persona umana in tutte le sue parti costitutive: cervello, carattere, fisico e Spirito

7) una Via per la ricerca di sé e per l'ampliamento della propria coscienza

Con tutto il rispetto per serie discipline sportive, questa è un'altra cosa rispetto alla pallanuoto o alla corsa campestre, proviene da un altro cielo e ha fini completamente diversi. Insegna una fortitudo animi che gli sport NON possono dare per il semplice fatto che ciò non interessa loro. L'arte marziale funzionale ci insegna il nostro limite, senza il quale è impossibile andare oltre.







martedì, giugno 21, 2011


TAP OR SNAP: IL JIU JITSU E' FINALIZZARE



Una caratteristica del nostro amato Jiu Jitsu funzionale (o brasiliano che dir si voglia) abbastanza unica tra le consorelle lotte corpo a corpo, è la tremenda enfasi data all'effettiva chiusura dello scontro tramite un presa disabilitante, leva articolare o strangolamento per la stragranparte dei casi.

Mentre tutte le lotte folk la Lotta Olimpica, il Judo, il Sambo (in percentuale decrescente dal 100%) vedono la maggioranza assoluta dei match decisi da chi possieda il miglior gioco di proiezioni da in piedi, nel Jiu Jitsu sappiamo che un'enorme numero di scontri è deciso da chi infila la sottomissione vincente. Sull'importanza strategica di ciò nel formare un combattente di valore ho già discettato qui sul blog, sia in termini di "difesa personale" sia MMA et similia, vi rimando agli archivi. In relazione a questa decisiva impostazione metodologica, voglio oggi riflettere a voce alta su come le moderne esigenze agonistiche -in special modo del cage fighiting- stiano tagliando un po' le gambe ai 'finalizzatori', con il rischio di deturpare e compromettere il bacino tecnico medio.

Andiamo un po' indietro nel tempo, agli USA dell'epopea del West, all'epoca d'oro del Catch Wrestling (l'antenato da cui origina la Lotta Stile Libero). Questa eccellente lotta, lo dice il nome, era basata su ogni genere di presa sul corpo dell'avversario, e le finalizzazioni erano dominanti. Successe però che come i Vale Tudo brasiliani le lotte o sfide durassero decine di interminabili minuti al suolo, annoiando gli spettatori e convincendo organizzatori senza scrupoli a truccare gli scontri sempre più, fino alla creazione dello Show Wrestling teatrale oggi purtroppo di moda. Con inconsistenti argomentazioni di "sicurezza" e "bellezza" le finalizzazioni sparirono e rimasero solo i takedown per arrivare nello sport amatoriale alla moderna forma di Wrestling.

Simili motivazioni sulla spettacolarità, seppur di ben diverso tenore, spinsero il fondatore del Judo, Jigoro Kano, a minimizzare l'importanza del Ne Waza, la lotta al suolo che egli personalmente non amava né conosceva molto e che fece insegnare a suon di sghei pesanti presso la sua accademia Kodokan dal maestro Tanabe, il jitsuka 'nonno' del BJJ [nb:vedi articoli in cui ho ricostruito le origini di entrambe le arti] dopo i plurimi cappotti rimediato dai 'finalizzatori' della Fusen Ryu. Con l'incorporazione della suddetta scuola il Judo si stava trasformando in una scuola di combattimento basato sul ne waza e Kano dovette imporre limitazioni al suo utilizzo via via più stringenti, degenerate ai giorni nostri fino al punto di trasformare il moderno Judo olimpico in una Greco-Romana in kimono.

Fatto sta che la storia si ripete.

Nelle MMA professionali, cioè americane, la lotta al suolo non è gradita, il pubblico di bifolchi non la capisce, vuole le legnate e pertanto anche veri e propri specialisti la usano col misurino per non giocarsi la carriera. Siccome le MMA, che piaccia o meno, sono la Formula Uno del combattimento odierno, tutto il movimento ne viene influenzato. Il ragazzino che si vede l'UFC giustamente giudica con quel metro lì, e ricercherà determinate prestazioni e scuole che gliele possono far conseguire.

Come ho spiegato, l'inevitabile introduzione di guantini, categorie di peso e limiti di tempo ha reso il Wrestling la più importante modalità del contemporaneo paniere del buon artista marziale misto, con in aggiunta le esigenze televisive finendo per allontanare il cage fighting dal mondo delle sottomissioni. Se personaggi abili e senza scrupoli come Dana White continueranno a comandare a bacchetta il mondo delle MMA, la trasformazione di esse in Lotta/Boxe sarà assicurata, con grave perdita per TUTTI.

La mia (tenue) speranza è che i boss del mondo dell'arte suave si rendano conto di questo esiziale rischio, e che si facciano promotori di un livello Semi-PRO di BJJ, una lega o qualcosa del genere riservata a superfight con per invito con borse in denaro, duranti i quali non siano assegnati punti e si lotti senza orologio, dando la vittoria unicamente a chi faccia arrendere l'avversario. Tempo fa se n'era effettivamente sentito parlare, poi più nulla. E' mia opinione, ma anche di mega campioni come Cobrinha, che il vero senso del Jiu Jitsu stia nel vincere in maniera indiscutibile, tramite una submission. Se al momento non c' è trippa per la semi-pro, mi permetto modestamente di suggerire, in modo un po' ingenuo forse, che al limite le sole finali dei vari tornei di rilevanza mondiale (Brasileiro, Europeo, Panamericano, Asiatico, Mundial) potrebbero essere disputate col "tap or snap".

Ho tanta paura che il nostro Jiu Jitsu finisca come le altre lotte più famose, levando qui e vietando là, ecco perché ci tengo tanto a questo argomento. Il realismo e la continua ricerca dell'efficacia ha reso il Jiu Jitsu il fenomeno di portata mondiale che è oggi, ma è a rischio. In prospettiva a lungo termine si potrebbe involvere in un simil-Judo o qualcosa del genere, e io non ci tengo proprio.


mercoledì, giugno 08, 2011


***SONDAGGIONE***

IL MIO ANTI-MATCH DI SEMPRE:
IL CASINARO vs IL CONTE INGLESE


Nemmeno Joe Silva m'avesse letto nella mente, cavoli! Il signore che decide chi combatte chi all'UFC è riuscito nell'incastro storico: mettere uno contro l'altro nella gabbia i due personaggi più da me detestati in assoluto:

Jason"Mayhem"Miller
e
Michael"The Count"Bisping

Non sono il solo a pensarla così,a quanto pare. I due odiosi individui sono stati scelti per allenare le squadre al TUF e pertanto sfidarsi one-on-one proprio per questa 'caratura' mediatica rimediata con l'affermarsi quali spocchiosi antipatici sopra tutti. A Bisping, detto "il raccomandato" o il bifolco, stanno dando la caccia fighters di 5 continenti: uno dello Strikeforce si è detto disposto a combattere gratis pur di levarsi la soddisfazione di menargli.

Che dire, è durissima scegliere contro chi tifare di più. L'unica vittoria sarebbe che si mettessero KO l'un con l'altro all'unisono, ma è un'eventualità più rara di un politico onesto, quindi resto perplesso.


Chiedo aiuto a voi lettori:

siete pregati di scrivere la vostra preferenza
e alla fine si anti-tiferà assieme.

Prego notificare nei commenti chi sia
il peggiore tra i 2 sboroni per voi, grazie!

sabato, giugno 04, 2011


CONDIZIONAMENTO SPECIFICO PER COMBATTENTI
A COSTO ZERO


Nel corso dei mesi e anni ho pubblicato una serie di risorse video e scritte intese allo scopo di fornire ai fruitori del blog degli strumenti per ispirar loro un serio conditioning finalizzato alle arti da combattimento. Circuiti, core training, allenamenti intervallati, pesistica di base e molto altro li ho messi allo scopo di interessare il lettore, pensando cioè che poi, ingolosito dallo stimolo, si rivolga a un serio preparatore professionista specializzato negli SdC.

Il fatto è che mi arrivano molte email di gente che sta in culo ai lupi, che non sa dove andare a cercare un vero coach, che non ha soprattutto i mezzi economici. Ribadito il concetto che una preparazione del tutto amatoriale è una preparazione da maiale, vi fornisco lo stesso metodiche a costo nullo per chi sia alle primissime armi.

I buoni vecchi scatti in salita fanno per voi, popolo del blog. Una volta che siate un minimo condizionati le gambette con ginnastica e jogging (almeno 1 mese serio alle spalle), ecco che si apre lo scenario delle pettate sulla china. Non si spende e si ottiene molto. Qui basta la voglia di sudare, che però è merce assai rara ...

Vi passo il seguente protocollo, molto esaustivo dell'argomento, preso da my-personaltrainer.it :

CORSA IN SALITA: SVILUPPO DELLA FORZA RESISTENTE E RECLUTAMENTO DELLE FIBRE VELOCI, INCREMENTO DELLAFORZA ESPLOSIVA E DELLA POTENZA MECCANICA, ALLENAMENTO DELLE COMPONENTI AEROBICHE CENTRALI


La corsa in salita viene eseguita su distanze comprese fra i 30 e i 70 metri, con impegno pressoché massimale. I tempi di recupero devono essere tali da consentire alla F.c. di scendere attorno ai 120 batt/min. La pendenza deve essere di 10-15%. Nelle salite "brevi" vengono proposte distanze di 30 metri su pendenze superiori (20%).


Sprint brevi


Funzioni: raggiungere frequenze cardiache massimali, incrementare la forza resistente ed il reclutamento delle fibre veloci. Gli sprint in salita consentono di allenare anche le cosiddette "componenti aerobiche centrali", cioè la capacità del cuore di far arrivare più sangue ai muscoli attivi per ogni minuto.
Numero di ripetizioni: da 4 a 7; tempi di recupero con F.c. attorno ai 120 batt/min.
Numero serie: 2-3; l'intervallo tra le serie dovrebbe riportare la F.c. a 100 batt/min o anche inferiori.


Lunghezze di 60 - 70 metri e pendenza attorno del 12-14 %


Funzioni: incremento dei livelli di forza esplosiva, pur potendo realizzare anche un notevole volume di lavoro di resistenza.

Conclusioni


L'allenamento in salita ha una durata media di 60-75 minuti, comprensivi di riscaldamento, stretching e lavori di mobilità articolare iniziali.


Solitamente è così composto:
Riscaldamento (corsa lenta) 10-15'
Stretching e mobilità articolare 15'
Andature per la corsa (skip, corsa calciata, etc...)
Balzi e stacchi (balzi alternati, successivi, passo e stacco...)
Sprint in salita
Trasformazione (corsa in leggera discesa )


Naturalmente è l'idea che conta: se uno c'ha la sfiga di stare in una località piatta come il petto di una femmina cessa ma c' ha due soldini per la palestra, ecco che ci si può rivolgere anche agli scatti sul tappetto. Qui una versione video con protocollo Tabata.




Com'è ovvio, avviene poi che le varie metodiche subiscono un meticciato. Nel prossimo video c'è la fusione degli sprint in salita con il circuito (piccoli attrezzi/corpo libero). Solito discorso: chi vive in Centrafrica o sta nascosto dalla Polizia nei boschi goda dell'imput tecnico così, a sé solo, ma gli altri si sforzino di trasformarlo in qualcosa di serio.