venerdì, dicembre 23, 2011




EX OCCIDENTE LUX 




"Salve Mario,

sono un giovane insegnante di Karate a contatto pieno e mi permetto di scriverti perchè è da molto tempo che seguo il tuo blog e adoro le tue riflessioni. In particolar modo a differenza di tanti miei colleghi adoro uno studio del combattimento che porti non solo ad un'acquisizione completa della dinamica tecnica ma che sfoci in una pratica che possa anche scavare nel profondo delle persone, il cosiddetto Do, sul quale non mi dilungo perchè so il BJJ essere un po' estraneo a certe visioni.

Il succo del messaggio però è questo, dopo anni di Karate (sono ventenne e ho 7 anni di pratica alle spalle) correlata da brevi esperienze in molti campi delle arti marziali mi sono reso conto che, se parliamo di difesa personale, molte discipline non reggono il termine, in quanto, io credo, inevitabilmente per strada il rischio di cadere a terra è reale per non dire assoluto, soprattutto quando lo scontro è uno contro molti. Certo non sono un fanatico di film alla Brucee Lee né tantomeno sono un professore in stile Jigoro Kano, sono solo un ragazzo che unisce la passione al realismo e nonostante il fatto che nel mio dojo il primo obiettivo è divertirsi è giusto anche che si acquisisca qualcosa di utile. Per cui mi son fatto questa domanda : "Ma un Karateka a terra che fa?"  Dopo diverse esperienze e dialoghi ho avuto la risposta: NIENTE! Semplicemente soccombe perchè entra in una dinamica che non conosce. Il Karate dona ai praticanti molte armi interessanti, che se usate nei punti giusti possono sicuramente "ammorbidire" un avversario convinto. Ma se questo ipotetico avversario è più grosso è robusto di me e incazzato nero e mi carica come un toro che faccio? Troppi insegnanti mi hanno spappolato tecniche strane del tipo "..quando ti carica colpisci qui e qui e poi lui cade prima che ti atterri...". Si, quando la carica è fatta a rallentatore e con poca energia allora è vero, posso fare tutto, posso anche volargli sopra, ma quando l'oppositore si mette realmente in testa di buttarti giù beh, ci sono dei punti che vanno analizzati:

1) Non te lo aspetti il 99% delle volte
2) Se è più grosso di te e hai la fortuna di colpirlo potrai fargli male ma la carica continua anche per una questione di peso e gravità, indi per cui finisci a terra
3) Il tempo di reazione è limitato e non essendo un terminator non hai il tempo di reagire adeguatamente anche prevedendolo in tempo.

Ecco cosa è successo nel mio dojo dopo tanti interrogativi. I colpi del Karate portati dalle posizioni di lotta a terra. Si tutti quegli atemi portati e studiati dalla posizione a terra. Nessuno si chiede mai : "Perché nel Karate il pugno si porta sotto l'ascella per caricare?" Non tutti sanno che quello non è un caricamento bensì è uno strattonamento dell'avversario con torsione della parte interessata generalmente il braccio che possa esporre lo stesso ad un attacco più efficace.

Se questo concetto venisse applicato (come succede in TUTTE le scuole di karate) in piedi (e dico venisse perchè pochi sanno il significato del gesto) ne risulterebbe un'esposizione massima ai colpi, ma se questo concetto viene applicato nella lotta a terra dove comunque per forza di cose la distanza è ravvicinata allora comincia ad avere un senso concreto. Non so se mi spiego ma se io ho un avversario sopra e tiro via il suo braccio con il caricamento tipico del Karate io rimarrei scoperto ma lui più di me e potrei attuare un colpo non definitivo ma sicuramente più veritiero ed efficace. Essendo legato profondamente alla filosofia nipponica ho studiato le parti della lotta a terra del Judo e ho cominciato ad applicare questo concetto e ne è risultato uno studio più divertente, più concreto e forse più reale. Certo non sto dicendo di aver rivoluzionato il Karate o il Judo o addirittura la lotta a terra, solo che mi sono posto delle domande e ho cercato delle risposte che potessero soddisfarmi. Io non sono quello che si sente arrivato, che si dichiara il miglior maestro o ha il curriculum del campione, si intenda bene, io non sono proprio nessuno, sono un semplice, giovane e inesperto praticante che ha voglia di vivere il Karate in maniera diversa. Certo non seguirò i canoni tradizionali ma seppur rispettando enormemente i vecchi maestri sento il bisogno di una ricerca, di una evoluzione e non di meno la lotta è sicuramente un modo per divertirsi e imparare un metodo che non uccida l'avversario, dato che al giorno d'oggi una parola di troppo ti spiana le porte del carcere, oltre poi ad uno studio realistico degli atemi nei punti giusti.

Ho visto e provato sistemi di difesa personale "certficati" per donne, uomini, vecchi, bambini ma tutti hanno una cosa in comune non sono reali, sono nulla di più che la formazione di una crosta di autostima che alla prima vera situazione si frantuma lasciando ancora più sensibili i soggetti che avevano creduto in quello che facevano. E io dico alla mia ragazza :"Che c'è di più efficace in uno stupro se non quello di riuscire a ribaltare la posizione e piazzare un bel pugno nelle palle?". La realtà non è un round di 5 min. ma una questione di attimi e di freddezza mentale. Ho visto il krav maga e l'ho provato, spero vivamente che ai militari non insegnino questa roba perchè perderemmo tutte le guerre, le cose efficaci sono semplici, magari ho sbagliato corso ma mi son chiesto :"Che cavolo me ne faccio di imparare microleve se prima non so applicare quelle alle grandi articolazioni?". Io non ce l'ho con nessuno, l'importante è saper gestire le proprie conoscenze e gestirle nella maniera opportuna, non accetto chi vende la difesa personale costringendola ad un microcorso inutile, quando qualcuno mi chiede cosa fai nel tuo dojo io rispondo : "Io insegno a divertirsi e a scaricare la tensione, se qualcuno trova uno spunto per la vita reale ne sono felice, ma il mio obiettivo è solo quello di far nascere un sorriso di felicità; non sono nessuno e se qualcuno ha delle critiche sono pronto ad accetarle perchè ho ancora molto da imparare e devo crescere esponenzialmente."

Ho conosciuto pochi tradizionalisti che erano davvero efficaci e avevano tutti una cosa in comune non si sono spacciati mai come tali, facendo dell'umiltà e la riservatezza la propria dote, a differenza di quelli coi grandi palmares che al massimo si sono rivelati dei buoni tecnici. Ma in strada, nel mondo cattivo, brutto e violento c'è una sola cosa che conta davvero, la sicurezza in se stessi e il riconoscimento dei propri limiti e non è una cosa che si può trasmettere in poche lezioni ma solo con assidua pratica e una certa disciplina. Come disse un famoso maestro americano : il Karate non insegna a combattere ma a scappare, non c'è onore non c'è gloria, quando c'è una via di fuga prendila ogni colpo che potrai tirare non deve essere per far male a qualcuno ma per creare un varco per fuggire.

Io condivido e la lotta non solo mi aiuta a creare un varco ma mi permette una pratica vera, senza troppi rischi di infortunio e che mi aiuta ad acquisire la conoscenza del mio corpo e dei miei limiti oltre alla fisicità di chi mi sta sopra o sotto. Come può una donna gestire uno stupro o un ragazzo gestire un peso sopra di lui se non lo ha mai provato? Non può, ci vuole realismo, realismo marziale ;)

Ti ho scritto perchè volevo un parere sincero da una persona la quale il Jiu Jitsu brasiliano lo sente davvero, insomma cosa ne pensi di questo approccio? Leggendo il blog ho capito che anche tu eri alla ricerca di qualcosa di efficace. Ripeto di nuovo, posso saper scrivere o parlare ma questo non significa che io sia qualcuno, io studio e cerco di trasmettere qualcosa, non sono il tipo da rissa o da botte per forza, non sono quello che difende il suo onore o quello della scuola, sono quello che nella sua ignoranza totale cerca di capire qualcosa. Ormai non esistono più tecniche segrete o colpi fatali, nel maledetto mondo globalizzato, dove tutti sanno tutto e tutti posso accedere ad ogni tipo di conoscenza (marziale) l'unica cosa su cui si può puntare è la strategia, adesso l'unica differenza tra le discipline e tra i lottatori è la strategia, diventare uno stratega vuol dire vincere, mai più di oggi Sun Tzu con la sua "arte della guerra" ci può essere d'aiuto e con strategia intendo anche il fatto di riuscire a far desistere qualcuno dal combattere che come dice il saggio vale più di 100 vittorie.

OSU Sensei Mario

Grazie della considerazione,
Simone V."


Prendo spunto dalla estesa lettera del simpatico giovanotto Simone (che ringrazio) per collegarmi virtualmente a tutti quei lettori che -potenzialmente- condividono questo tipo di ricerca.

Un ragazzo animato da questa passione sinceramente mi fa tanto piacere, e non vorrei suonare come l'anziano cinico che gode a guastare la doverosa irruenza di chi ha la metà dei suoi anni, sarebbe odioso. Dirò soltanto a Simone di rileggersi gli archivi del blog, che ho trattato con precisione tutte le sue questioni e analizzato gli stili che descrive, punto per punto.

Purtroppo per lui le tecniche dei kata di Karate non hanno nessuna applicazione nella lotta reale, e vederci una fantomatica applicazione nel gioco a terra è solo illusione, mi dispiace deluderlo. Il discorso del caricamento non cambia nulla, sorry man!

Ciò che mi aggrada maggiormente della mail di Simone è una notevole indipendenza di giudizio. E' giovane ma parecchi concetti veicolati qui su Realismo Marziale li ha compresi, il ragazzo si pone delle domande e cerca delle risposte senza dare credito ai soloni-panzoni del tradizionaloidismo fossile. Diciamo che quindi approvo il suo approccio e lo invito a lasciare la barca sulla riva, una volta attraversato il fiume. Siccome è interessato al combattimento reale e s'informa a puntino, il giovane SA cosa deve fare, solo che ancora gli manca di fare il passo, ma al momento giusto lo farà: il minestrone con un po' di questo e quello NON solo non serve a nulla ma anzi, è deleterio. Una sana ricerca lo porterà a soppesare i pro e i contro del praticare arti specializzate vs. sintesi moderne che vogliono salvare capra e cavoli (senza speranza alcuna di riuscirci). 

Caro Simone, solo lo studio sistematico della discipline funzionali, tramite palestre specializzate e istruttori professionali, può insegnare a combattere nel migliore dei modi. Quali queste 4 discipline, o meglio modalità, siano è stato detto tantissime volte da me, ed è ormai un fatto assodato. E' normale e anzi ammirevole quel furor da scienziato marziale che ti anima, ma il mio compito di navigato educatore non è quello di farti solo apprezzamenti ma anche indicarti le falle: nel 2012 nel mondo SI SA cosa funziona e cosa no, e dunque sta a te dirigerti dove bisogna andare. In sintesi: l'approccio mentale e caratteriale mi piace, Simone, mentre le tue scelte tecniche devono essere evolute, ma questo già lo sai, vero..?

Amico mio, non è vero che il concetto di Via (Do nipponico) sia estraneo al BJJ, tutto il contrario. La nostra Via procede dalla luce di Marte, e la percorriamo da migliaia di anni prima che i soldati di Alessandro Magno portassero le arti marziali del Mediterraneo in India, da cui poi passarono nell'Asia orientale. I nostri antenati codificarono la sacralità del combattimento intere ere prima che i nobili Samurai nascessero, sia detto con il massimo rispetto per i giapponesi ma per la precisione. Le MMA, la summa della tecnica di combattimento, veniva praticata col massimo della spiritualità e dell'efficacia prima che Roma nascesse: il Pancrazio, e altrettanto le 4 modalità figlie/genitrici dello stesso:

1) Pugilatus --> Boxe
2) Pigmakìa --> Kickboxing
3) Orthepale --> Wrestling
4) Pale --> Brazilian Jiu Jitsu

OSU giovine, e OSU diletti lettori.




venerdì, dicembre 16, 2011



IL VERO SAMURAI BIANCO
PRIMA DEI GRACIE E DI TOM CRUISE


Chi tra i marzialofili non si è gasato nel vedere l'holliwodiano "Ultimo samurai"? Persino il pisserissimo Tom scintilla, insomma un filmone. 

Un qualcosa di struggente ci intrappola seguendo la trama, l'irresistibile fascino di una civiltà basata sull'onore, sulla spada e sul Jiu Jitsu. I buoni sono coraggiosi, virili e preferiscono la morte al disonore. Ah il Giappone feudale, sospirano i più esterofili (di solito fossiliani kataisti fanatici), SOLO LORO sapevano combattere..!

Errore! La storia non è del tutto inventata, si tratta della fusione della rivolta del nobile Saigo Sakamori e della sua cavalcata suicida contro le mitragliatrici con l'incredibile vicenda del più pertinace difensore dell'antico ordine samurai: un guerriero..europeo.

L'ultimo samurai in verità si chiamava Jules Brunet e si oppose alla fazione imperiale (riformatrice e occidentalista). Giunto a capo di una missione militare inviata da Napoleone III, l'ufficiale si innamorò della cultura nipponica e delle sue discipline marziali e al momento del 'tradimento' del sovrano Meiji, abbandonò l'armee e si unì ai difensori dell'antico ordine sotto la bandiera evanescente dello shogun

Brunet con un manipolo di arditi franzosi organizzò dei corpi speciali efficacissimi, e dalla zona della capitale li transitarono a settentrione dell'arcipelago. Riuscirono in dei colpi di mano incredibili, fino a guidare la secessione di Hokkaido e la creazione di una repubblica indipendente nell'isola settentrionale. 

Gli imperiali sbarcarono un esercito enorme per la reconquista e i franco-nipponici, soli contro tutti, combatterono fino all'ultimo; naturalmente persero quando finirono 100 vs 1. Jules Brunet salvò la ghirba per un pelo e rientrò in patria, dove fu accolto nuovamente nell'esercito e si congedò col grado di generale; oggi a casa sua nessuno sa chi fu.

Questa affascinante storia, parecchio più emozionante della trama del film, ci riporta a un'epoca in cui guerrieri europei -moderni ma ancora solidi- e asiatici -in crisi ma ancora solidi- si scambiarono maestria nel campo del combattimento e mantennero vivo lo spirito del confronto mortifero et onorevole. Sui fili delle missioni internazionali viaggiò anche l'arte marziale e coi cacciatorpedinieri sbarcò in Occidente anche l'arte suave.

Onore a lei, monsieur general Brunet e OSU.








martedì, dicembre 06, 2011



IL SIGNIFICATO DI UNA PRATICA

"Marte rappresenta la forza di volontà, la forza fisica, la forza d'animo, la determinazione; è la vitalità e l'energia del fuoco. Marte è il coraggio, l'audacia, l'osare, la decisione e la reattività. Marte è il fervore guerriero. E' il fuoco naturale dei guerrieri. E' marziano l'eroismo, lo slancio eroico, la fedeltà all'ideale e al dovere. E' marziana la via del guerriero che si lega al principio della custodia, della difesa della Legge. Marte è desiderio, attività, dinamismo, proiezione verso l'esterno, impulso, slancio vitale."

(M°Stefano"Raspa"Raspadori)


Per capire che tipo di frutti darà un albero si deve studiare la pianta. Il valore della pianta poi sarà giudicato dai frutti.

Le arti davvero marziali o realistiche come il Jiu Jitsu si distinguono da quelle fuorvianti o fossili tanto quanto una pesca si distingue da una ghianda. E' del tutto ininfluente cosa di ciò sostenga colui al quale la pesca non aggradi, che non l'abbia mai assaggiata o, nella sua totale ignoranza, dubiti che le pesche esistano.

Le pesche sono pesche, le mele mele e le ghiande ghiande. E' un semplice dato di fatto, che a chi le mele le ha mangiate apparirà un ovvietà, come che diversi tipi di frutti abbiano diversi tipi di uso e siano in diversa misura utili all'umanità. Ulteriore chiarimento: se qualcheduno preferisce ingollarsi una ghianda ciò non conta una ceppa, resta una ghiandazza e basta. 

Le arti davvero marziali sono solo&soltanto quelle che possiedono e di conseguenza donano le qualità marziali illustrate all'inizio. Ciò che nulla a che vedere con il Numen MARS come potrebbero essere marziali? Siano chiamate con altro nome, si smetta di fare confusione e di imbrogliare le carte. Il Dio della Legittima Difesa, Custos in latino, NON è il dio della guerra né il dio dei kata e nemmeno il patron degli sciroccati che sognano di buttare giù gli avversari con l'energia cosmica.

Poi salta fuori pincopalla che di latino non sa leggere nemmeno quello dei Baci Perugina, l'altro che va in palestra perché alla bocciofila si annoiava, il bimbominkia che sogna di picchiare i compagni di scuola bulli e il panzone iperinsulinico che ha il maestro illuminato, lui. Per loro tutto è relativo, le arti sono tutte buone dipende dall'individuo, in strada non ci sono regole ma solo semafori, il loro antenato cinese uccideva i draghi col Chi etc etc.

"Non ti curar di loro ma guarda e passa" insegnava Padre Dante. Il parere non qualificato di chi non sa di cosa parla ed è incapace di difendere coi fatti le sue argomentazioni vale ZERO spaccato. Il pianeta terra è sempre stato ammorbato di siffatti bipedi semicoscienti o in malissima fede, l'unica maniera è fregarsene altamente del loro blaterìo. Non si tratta di arroganza ma è del tutto assurdo ascoltare il parere sulle pesche di colui che non le ha mai nemmeno annusate.


Una pratica marziale dunque è una pratica nel segno di Marte, che in questo paradigma s'identifica e che da esso trae linfa. Marziale, virile, fedele..parole antiche oramai traviate nel significato e prostituite ai loro porci comodi da individui senza scrupoli. Non per tutti però, qualcuno ricorda ancora oggi.

La Via di Marte è la via di chi diventa forte per poter difendere tutto e tutti, e difendersi da tutto e da tutti, non solo dai cazzotti. E' un percorso evolutivo della persona nella sua integralità e come ogni sentiero richiede di conoscere
1) dove si va
2) da dove si è preso la strada


Analfabeti di prima e di ritorno, maniaci depressivi alla ricerca del guru infallibile, mezzuomini con disperato bisogno di autoaffermazione nelle uniformi e nei gradi, ballerini frus intrigati dalla danza moderna e piccoli maghi neri senza anima NON possono né MAI potranno percorrere questa via. Come ho spiegato a più riprese, non è impossibile usare un sofisticato strumento scientifico per schiacciare le noci, non è vietato; parimenti non è impossibile usare e magari trarre qualche beneficio superficiale da una pratica ignorante e priva di Spirito, ma è uno spreco immane ed una cafonata assurda. In soldoni anche questo post è un invito caldissimo a ricercare le nostre origini, marziali ma non solo, e capire il valore di quello che si ha tra le mani tramite una presa di coscienza molto netta. 


Nel mezzo del cammino s'incontra sempre una selva oscura di dubbi, di sviamenti, di canagliate alle spalle e di passi falsi, ma bisogna procedere con marziale qualità cioè il coraggio, per tornar infine a riveder le stelle.