martedì, marzo 27, 2012



SE DIECI ANNI VI SEMBRAN POCHI..

Calato a Pontassieve per il nostro stage primaverile, Federico Tisi ha festeggiato la decade. Per millesimo nel 2012 sono infatti 10 anni che il bellocrinito maestro romano insegna nel capoluogo toscano senza soluzione di continuità.

Lo incontrai nel 2003 in un seminario in Emilia e da allora il nostro sodalizio non si è mai incrinato, tanto da rendermi oggi tra i suoi istruttori quello con più anzianità di servizio, e devo dire che ne sono abbastanza fiero.

Il seminario ha reso molto soddisfatti i numerosi partecipanti da varie regioni del paese, e Federico come al solito ha talentuosamente, minuziosamente sezionato il lavoro (proiezione, passaggio e attacchi da sopra) per renderlo potabile a tutti, seguendo con pazienza i principianti e i più avanzati per ore, sino all'immancabile ammucchiata finale.

Come si dice ai compleanni: 100 di questi giorni. Io colgo l'occasione per ringraziare il mio insegnante, al quale in realzione al Jiu Jitsu io devo TUTTO, è per merito suo se io so quel (poco) che so e se i miei stupendi ragazzi hanno avuto una scuola consolidata e tecnica da cui abbeverarsi. Il piacere immenso di condividere questa passione e questa aurea arte non ha rivali nella mia modesta esistenza, è un dono che è impagabile.

In questo futile mondo di ometti dall' animo ignobile e di sbiaditi personaggi senza una dirittura morale, io resto pervicacemente attaccato al concetto di lealtà e rispetto per il proprio maestro. Sono un povero reazionario, che ci volete fare..

Grazie Fede, grazie miei collaboratori/istruttori Stefano Francesco e grazie allievi, vi voglio molto bene; quando cominciammo alla vecchia palestra in centro in DUE chi l'avrebbe detto che saremmo arrivati a questo?

"Le due conquiste più alte della mente umana sono i concetti gemelli di "lealtà" e di "dovere". Quando questi concetti gemelli vengono disprezzati... squagliati in fretta! Magari riuscirai a salvarti, ma è troppo tardi per salvare quella società. È spacciata." (Robert Anson Heinlein)






venerdì, marzo 16, 2012



Il coraggio fa male - Mai fidarsi di chi non ha mai preso un pugno in faccia
Di Scott Locklin (settembre 07, 2011)
traduzione di Giovanni"Fuck yeah"Fort

Ai conservatori piace parlare delle cause del Tramonto dell’Occidente: il femminismo, il lassismo morale, l’abuso di droghe, il declino del cristianesimo, i reality TV. Attribuire la colpa del decadimento della civiltà a delle scorfane lardose come Andrea Dworkin [famosa femminista militante americana obesa N.d.T.] è l’equivalente di un medico che emette una diagnosi di demenza senile sulla base delle rughe che solcano il volto di una persona anziana. Il fatto che la gente abbia ascoltato cretini e cretine come la Dworkin è solo un sintomo, non la causa, di una cultura che sta tramontando. La causa del declino della civiltà è semplice semplice: mancanza di contatto con la realtà oggettiva.
Il grande banchiere e giornalista (nonché fondatore dell’originaria National Review) Walter Bagehot, lo ha espresso molto bene quasi 150 anni fa: "La storia è costellata delle rovine di nazioni che hanno guadagnato un po’ di progressismo al costo di una grandissima porzione di dura virilità, e che hanno così preparato se stesse per andare incontro alla distruzione non appena i movimenti del mondo ne hanno creato l’opportunità."
Ogni grande civiltà raggiunge un livello di prosperità tale che è possibile vivere tutta la propria esistenza da pacifisti senza subirne per questo serie conseguenze. Molte civiltà sono arrivate allo stato di involuzione rappresentato ad esempio dai moderni costumi Berkleiani, dallo scambio di coppie al vegetarianismo. Idee di questo tipo non hanno origine in un’esistenza dura a contatto con le forze della natura e degli elementi: sono invece l’inevitabile conseguenza dell’essere degli inutili smidollati urbani che vivono separati da qualsiasi contatto significativo con la realtà. Gli individui “ipercivilizzati” cercheranno di dipingere la propria decadenza come un qualcosa di “altamente evoluto” e degno di emulazione, in quanto è fenomeno che può esistere esclusivamente nella serra calda e brulicante di vita dei centri urbani altamente civilizzati… proprio come le epidemie di influenza. L’evoluzione comporta selezione naturale brutale e spesso violenta, e quelle persone hanno la stessa esperienza delle brutali forze evoluzionistiche che ha il tipico barboncino urbano, tosato, infiocchettato, e vestito di ridicolo cappotto.
Attraverso tutta la storia dell’umanità, civiltà vigorose hanno avuto vari modi di gestire la sfortunata tendenza degli esseri umani a diventare degli idioti senza nerbo. I sudcoreani (che, e sarei pronto a metterci dei soldi, sono secondo me gli uomini più duri in Asia al giorno d’oggi) hanno come rito di passaggio un servizio militare dalla durezza veramente brutale. Mi dicono che i sovietici mandavano gli studenti a raccogliere le patate nei campi durante le feste nazionali. Gli antichi Greci usavano la competizione sportiva e i costanti conflitti bellici. Le classi lavoratrici anglo-americane, l’ultimo vasto gruppo virtuoso rimasto in quei paesi, usano il bullismo, gli sport violenti, le scazzottate, e la vita dura.
Penso che una certa visione del mondo derivi inevitabilmente dalle esperienze di violenza. È un qualcosa che … come dire … potremmo chiamare virilità. Non è assolutamente necessario essere il più duro del mondo per essere un uomo, ma bisogna essere disposti a gettarsi nella mischia quando le condizioni lo richiedono.
Un uomo che ha partecipato a una rissa o che ha praticato sport violenti ha esperito molto di più della vita rispetto a uno che manca di questi punti di riferimento. I pugni, la lotta, gli scontri armati di coltello, gli sport violenti, i duelli con le mazze da baseball, puntarsi contro delle pistole, venire schiacciati sul campo da rugby – gli uomini che hanno fatto queste esperienze sono diversi da quelli che ne mancano. Gli uomini che si sono allenati a combattere, o hanno provato direttamente situazioni del genere, sanno cosa significano coraggio e fortezza mentale, e lo sanno in prima persona. Gli uomini che sono stati messi alla prova fisicamente sanno che l’ineguaglianza è un fatto, come le leggi della fisica. Gli uomini che sanno come esercitare violenza hanno anche chiara coscienza del fatto che l’assunto di base del femminismo radicale – il fatto che donne e uomini siano uguali – è una menzogna. Sappiamo che le donne non sono come gli uomini: non lo sono fisicamente, mentalmente, né in termini di carattere morale.
Gli uomini che hanno combattuto sanno quanto sia difficile opporsi alla folla, e sanno che la civiltà è cosa fragile quanto importante. Un uomo che ha vissuto la violenza sa che, alla radice, la civiltà è un accordo reciproco tra gli uomini a comportarsi bene. Questo accordo può essere infranto in ogni momento: fa parte dell’essere uomo essere pronti quando quel momento arriva. Gli uomini che sono stati in scontri fisici conoscono una cosa di cui al giorno d’oggi si parla raramente senza sciocche risatine: l’onore.
Gli uomini che hanno fatto esperienza di scontri fisici sanno che, a un certo livello, le parole sono solo parole: a un certo punto le parole devono essere supportate con le azioni.
Soprattutto, chi ha vissuto scontri violenti sa che non c’è assolutamente nulla di buono o di nobile nell’essere una vittima. Questo è un concetto che il moderno “movimento conservatore”, guidato per lo più da fighette smidollate, ha perso, probabilmente in modo irrevocabile. Sono sempre lì a cercare di toccare le corde del nostro cuore, da “Salviamo tutti i bambini”, alle tragiche condizioni del conflitto israeliano-palestinese, ai sensi di colpa coloniali e Martin Luther King, fino al frignare perché i media non fanno giustizia ai loro appelli accorati ed emotivi per giustificare il desiderio di sganciare bombe in testa ai mussulmani. I Repubblicani stanno addirittura considerando seriamente un vero e proprio candidato-vittima: Michelle Bachman. Per quanto se ne capisce, è una sorta di Barack Obama degli stati centrali degli USA, con in più un paio di tette e una visione del mondo leggermente più delirante.
Gli uomini moderni “civilizzati” non fanno a pugni. Non praticano sport violenti. Giocano ai videogame, e al più guardano lo sport in televisione. Gli uomini moderni sono dei deboli, fisicamente ed emotivamente. L’uomo ideale non è più John Wayne, James Bond o Jimmy Stewart: è uno sfigato piagnucolante che va dallo psicologo o dall’analista, una sorta di lesbica accondiscendente dotata di cazzo, che chiama la polizia (che in teoria odia) quando ci sono dei problemi. L’uomo moderno ideale è quello sfigato inglese senza spina dorsale che è arrivato a dare persino i propri pantaloni al vandalo che lo minacciava durante le recenti sommosse nel sud di Londra.
Come siamo arrivati a questo punto? Estrogeni nel cibo? L’influenza corrosiva del marxismo culturale? Le unità familiari troppo ridotte? Alcuni degli uomini più dotati di palle che conosco sono cresciuti con una serie di fratelli con cui fare a botte.
Quando gli uomini validi e disposti a combattere sono tutti estinti, cessa di esistere la civiltà. Non saranno virago dal mento sottile e dalla mascella piccola a salvarvi dalle orde barbariche. Nessuno sfigato effeminato con la laurea presa ad Harvard si farà avanti per difendere in prima persona la decenza, gli usi comuni del vivere civile: si tratta solo di astrazioni e costrutti sociali, non lo sapete? Il movimento dei conservatori non vi salverà: sono solo carrieristi col cuore da coniglio, terrorizzati anche solo all’idea di offendere una minoranza.
Teddy Roosevelt, il mio Presidente ideale, teneva un leone e un orso come animali da compagnia nella Casa Bianca, e praticava quotidianamente il jiu-jitsu e la boxe. Perse addirittura la vista da un occhio durante un incontro amichevole di pugilato, mentre era presidente. I nostri ultimi tre gloriosi leader sono uomini che hanno cagnetti piccoli e pelosi come animali domestici, e per tenersi in forma fanno jogging. Di fronte a decisioni difficili, non fanno ciò che è giusto e non dicono la verità – fanno ciò che è più facile o politicamente comodo. A differenza dei nostri ultimi tre presidenti, Teddy Roosevelt non ha mai mandato uomini a morire in guerre inutili, sebbene lui rischiasse ben volentieri in prima persona il collo facendo la lotta a mani nude con gli orsi.
Non sono un duro da paura: sono un intellettuale dal fisico esile che porta sempre la giacca e pensa tutto il giorno alla matematica. Non mi alleno più per combattere, e le mie esperienze di violenza sono abbastanza limitate. Nondimeno, giudico le persone sulla base di questo tipo di cose. Quando incontro un uomo per la prima volta, non mi frega niente che tipo di diplomi o premi ha appesi ai muri. Non mi frega se è un liberale o un conservatore. Voglio sapere se è il tipo di persona su cui potrei contare in una rissa. In ultima analisi, quella è l’unica cosa che veramente conta.

giovedì, marzo 08, 2012



A LEZIONE IN POLACCO


La nostra associazione s'impegna ad aumentare il tasso tecnico dei suoi centuriati in molti modi: lezioni programmate con cura, seminari col nostro DT e altri docenti della nostra "linea di sangue", gare etc. 

In quest'ottica di perfezionamento intercettiamo volentieri tutti i tecnici preparati che passano nel vicinato. Questa volta è stato nostro ospite Marius Kosej, cintura nera polacco del RGC di Roberto Atalla.

Il soft spoken ingegnere da Breslavia ci ha illustrato il suo forte: la guardia aperta. E' stata una lezione di alto contenuto e non facilissima da seguire per un uditorio composto perlopiù da cinture bianche, ma ho insistito lo stesso che i ragazzi potessero essere esposti al top del registro tecnico del gigante tranquillo, che tanto sono argomenti previsti nel loro futuro comunque ed è educativo assaggiare le primizie là dove nascono.

Un bellissimo sparring finale ha condito la serata, dove il sottoscritto ha potuto assaggiare la terribile guardia del 30enne maestro dell'Est da 110 kg, e le sue "pinne" alias piedi taglia 49.

Un abbraccio al mio omonimo e avanti, il 24 arriva il pelato de Roma, Federico Tisi, per il nostro seminario primaverile.